... Guardare il mondo con gli occhi di un bambino.
Quando al Festival con le Ali ho ascoltato l’intervista a Emanuela Bussolanti, qualcosa si è acceso dentro di me. Quelle parole mi avevano ispirato a scrivere l’articolo sull'ascolto attivo, un tema che mi è molto caro e che oggi sento profondamente legato al modo in cui possiamo approcciarci alla vita e al lavoro. Ma riascoltando l'intervista, a distanza di qualche settimana, mi sono accorta che conteneva tante altre piccole perle preziose.
La riflessione che ho fatto è tanto semplice quanto potente: che impatto avrebbe sul mondo se ci concedessimo di guardarlo con gli occhi di un bambino?
Gli occhi dei bambini: una chiave per il cambiamento
I bambini vedono il mondo senza filtri. Dove noi adulti vediamo limiti, loro vedono opportunità. Dove ci sentiamo imprigionati da regole o aspettative, loro immaginano possibilità infinite. La loro capacità di stupirsi è una porta aperta verso l’ignoto, un invito ad abbracciare la creatività e a innovare.
Eppure, crescendo, ci abituiamo a spegnere quella meraviglia, convinti che sia un privilegio riservato all’infanzia. Ma cosa accadrebbe se, anche da adulti, ci dessimo il permesso di riattivare quello sguardo?
Creatività e innovazione: il valore di uno sguardo nuovo
Se portassimo questa prospettiva nel mondo del lavoro, quali cambiamenti potremmo generare? Pensate a un’azienda dove i team creativi lavorano senza paura di sbagliare, lasciandosi guidare dalla curiosità. O a leader capaci di vedere oltre i problemi immediati, per scoprire soluzioni che rispondano alle vere esigenze delle persone.
Guardare con occhi nuovi non significa essere ingenui, ma avere il coraggio di esplorare. Significa abbandonare la paura del giudizio per abbracciare l’autenticità. E significa creare prodotti e servizi che non solo funzionano, ma che toccano le persone, rispecchiando i valori e i bisogni di un mondo in continuo cambiamento.
Un impatto collettivo
Ora immaginate l’impatto che questo approccio potrebbe avere se non fossimo solo in pochi a farlo, ma in tanti. Se intere aziende, comunità o settori si lasciassero ispirare da questo sguardo bambino, potremmo davvero cambiare il mondo. Non si tratterebbe più solo di innovare, ma di costruire qualcosa di autentico e duraturo, capace di trasformare il modo in cui viviamo e lavoriamo.
Concedersi il permesso
Il primo passo è personale: darci il permesso di guardare con gli occhi di un bambino. Non è semplice, perché richiede di mettere in discussione abitudini, convinzioni e un certo modo di vedere le cose. Ma è un invito che vale la pena accogliere.
Proviamoci: iniziamo a notare le piccole cose che spesso diamo per scontate. Facciamoci domande, ascoltiamo davvero, lasciamoci stupire. E portiamo questa attitudine nel lavoro, nelle relazioni, nei progetti.
Un futuro più luminoso
Non sappiamo con certezza dove ci porterà questo sguardo, ma una cosa è sicura: il mondo ha bisogno di occhi capaci di vedere il bello e il possibile. Ha bisogno di adulti che non abbiano paura di sognare e di innovare. Perché la creatività non è solo uno strumento per inventare, ma una via per costruire un futuro migliore.
Quando torniamo all’essenziale e lasciamo brillare gli occhi da bambini, creiamo spazi dove l’ordinario diventa straordinario. Ed è lì che accadono le cose più meravigliose.